etica dei hwarang
I Cavalieri Hwarang sono parte fondamentale della cultura epica coreana. Il loro coraggio leggendario, le storie relative alle loro gesta e la loro filosofia guerriera hanno attraversato i secoli permeando la maggioranza delle Arti (marziali e non…) della nazione coreana. In particolare, questa pagina, prende in considerazione i cinque principi denominati "Oh Kae". Lo sviluppo di tale codice etico di comportamento si deve al monaco Won Kwang Bopsa che lo impose ai suoi giovani discepoli Hwarang Kwi San e Chu Hang (613 D.C.). I due guerrieri chiesero, in tale occasione, al saggio di consegnare loro delle regole di comportamento e d'onore che avrebbero potuto condurli sulla giusta via per il resto della loro vita. Il Monaco rispose che sebbene ci fossero già i 10 comandamenti per l'ordinazione buddista loro non avrebbero mai potuto seguirli completamente per il particolare incarico che ricoprivano, quindi ne estrasse solo 5 e precisamente: "servi il tuo re con fedeltà", "accudisci i tuoi genitori con cura filiale", "tratta i tuoi amici con sincerità", "non ritirarti mai in battaglia", "discrimina quando uccidere".
Gli Oh Kae nel Hwa Rang Do® riprendono tali comandamenti come segue:
1) Sa Gun E Choong – "Fedeltà alla propria patria"
2) Sa Chin E Hyo – "Fedelta ai genitori ed agli insegnanti"
3) Kyo Woo E Shin – "Fiducia e fratellanza tra amici"
4) Imejon Mutwae – "Coraggio di non arretrare di fronte ai nemici"
5) Salseang Yootaek – "Non uccidere senza la necessità"
Di seguito si va a considerare una loro interpretazione per il praticante di Arti Marziali:
La prima regola è SA GUN E CHOONG - FEDELTA' ALLA PROPRIA PATRIA. La Patria rappresenta allo stesso tempo gli ideali personali e la comunità cui si appartiene (o cui si ambisce di appartenere). Nel caso del praticante di Arti Marziali uno degli ideali fondamentali che gli sono propri è chiaramente l'Arte, mentre la comunità di appartenenza è l'Associazione relativa all'Arte stessa. Considerando invece un militare si può dire che uno degli ideali alla base della sua attività è la nazione che si serve, mentre la comunità può essere il particolare corpo militare, il popolo della stessa nazione, ecc.. La capacità di credere in ideali positivi e di onorare il corrispondente gruppo di persone che crede negli stessi ideali costituisce uno dei modi fondamentali per risultare utili a tutta la società umana. Da un punto di vista più pratico la lealtà ad un ideale corrisponde al rispetto delle regole che sovrintendono la comunità retta l'ideale stesso cui si appartiene. Questo naturalmente non è sempre facile perché tali regole (fatte per il bene di tutti i componenti della comunità) possono richiedere il sacrificio del singolo, da cui la necessità di avere un carattere forte e la convinzione di stare operando nel modo giusto.
La seconda regola è SA CHIN E HYO - FEDELTA' AI PROPRI GENITORI ED INSEGNANTI. I genitori sono simbolicamente le origini personali mentre gli insegnanti rappresentano la via che si segue per crescere nello spirito, nella mente e nel corpo. La fedeltà ai genitori indica quindi il fatto di dover sempre ricordare chi siamo e da dove siamo venuti. Nella vita, infatti, commettiamo un congruo numero di errori e nella maggioranza dei casi vorremmo obliarli in quanto costituenti una parte di noi che non apprezziamo molto. Questa regola dice che dobbiamo operare in maniera completamente opposta in quanto solo la meditazione su di essi ci potrà meglio far capire noi stessi e come non sbagliare successivamente. Non bisogna dimenticare che siamo ora il risultato dei nostri errori passati assieme ai numerosi tentativi di correggerci. La lealtà ad un insegnante e quindi ad una via di vita indica prima di tutto che bisogna comprendere l'importanza di essa, la sua esistenza ed il fatto che altre persone (migliori o peggiori di noi) hanno provato in precedenza a percorrerla. Alcune di tali persone possono essere delle buone guide ed una volta deciso di percorrere tale via bisogna impegnarsi a prescindere dalle difficoltà che si incontrano. Naturalmente la via (e quindi anche la guida) devono essere scelti con attenzione e convinzione perché il percorrerla sarà duro ed è nostro dovere impegnare tutte le energie nella direzione che riteniamo migliore (è una questione di rispetto per se stessi).
La terza regola è KYO WOO E SHIN - FIDUCIA E FRATELLANZA TRA AMICI. Il modello medio vincente nella società attuale si riassume nelle tre parole: Sesso, Soldi e Successo, dove per successo si intende quanto di più negativo, ossia la possibilità di essere al di sopra degli altri esercitando una qualche forma di potere. Purtroppo non si capisce che tale modello nasconde un terribile effetto secondario cioè la solitudine interiore (e talvolta anche quella esteriore: pensate all'attuale difficoltà nel trovare un buon amico - è una rarità). Il problema è che se riteniamo il successo a scapito degli altri un obiettivo di vita non si può chiedere a nessuno di avere fiducia in noi e quindi i rapporti di amicizia e d'amore in genere sono esclusi a priori. In tale direzione l'unica speranza è quella di rimanere sufficientemente forti quanto più a lungo possibile perché nella debolezza il modello di cui sopra diviene fagocitante annichilendo il suo propugnatore. L'amicizia e l'amore si trovano facilmente quando si opera per il bene sociale ed in tale bene si trova anche la possibilità di sopravvivere quando si è deboli perché un vero amico è interessato solo al nostro bene (fratellanza). Naturalmente il nostro dovere è quello di aiutare tutti ed a maggior ragione gli amici veri perché essi sanno di poter contare su di noi (fiducia).
La quarta regola è IMJEON MUTWAE - CORAGGIO DI NON ARRETRARE DI FRONTE AI NEMICI. Le persone mostrano il vero coraggio (e quindi quello che sono veramente) solo quando fronteggiano dei problemi più grandi di loro. Prendere decisioni quando non si hanno responsabilità è un fatto immediato e leggero, sfortunatamente possiamo capire quanto abbiamo appreso dalla realtà solo quando ci troviamo di fronte ad una situazione negativa. In tale situazione, infatti, non si può utilizzare la "maschera formale esterna" (tutti usufruiscono di una maschera di comodo) in quanto non se ne ha il tempo ma si è costretti ad impiegare la propria energia interna e le proprie motivazioni. Il coraggio, da questo punto di vista è soprattutto fiducia in se stessi. Se si vuole affrontare qualcosa di più grande di noi dobbiamo prima di tutto riconoscere il cuore del problema e concentrare tutti i nostri sforzi in tale direzione senza preoccuparsi della possibilità di fallire.
La quinta regola è SALSEANG YOOTAEK - NON UCCIDERE SENZA NECESSITA'. Nella nostra vita dobbiamo cercare il bilanciamento sia degli aspetti interni che di quelli esterni questo perché solo l'equilibrio può guidarci verso la giustizia. Nelle Arti Marziali, ad esempio, il praticante, dopo anni di duro lavoro, diviene un'arma vivente per cui, potenzialmente può far del male alle persone che lo circondano senza grossi problemi. La domanda fondamentale è "perché no?", ossia perché il praticante deve scegliere spontaneamente di non fare del male a nessuno se non in situazioni estreme? La ragione è che un buon praticante di Arti Marziali è una persona completa con una personalità bilanciata che gli impone di sfruttare le sue tecniche al meglio e solo per opporsi a situazioni negative (rispetto ai principi morali in cui si crede). In questo c'è anche un principio di minima energia: il praticante deve impegnarsi a risolvere situazioni negative con il minimo dell'energia possibile, dato che un eccesso (uno squilibrio…) in tal senso finirebbe solo per trasformare una situazione negativa in un'altra.