La sacralità dell'atto
Le persone che vivono la condizione di disturbo intellettivo compiono azioni secondo un sistema che viene denominato comportamento adattivo: versare dell'acqua in un bicchiere, aprire uno sportello di un pensile, piegare un tovagliolo, ecc. L'azione può risultare fatta, bene o male, a seconda dei processi culturali condivisi in un determinato territorio. Ma l'atto, relativo al compimento dell'azione, è sostanzialmente ben fatto, poichè chi vive la condizione di disturbo intellettivo, automaticamente rende sacro quell'atto. La sacralità dell'atto consente di piegare il tovagliolo come fosse una bolla di sapone da manipolare senza rompere, come fosse una goccia d'acqua da tenere nel palmo della mano per vederla evaporare. Ecco, cosa migliora in noi chi vive la condizione di disturbo intellettivo! rendere sacri gli atti che compiamo, anche quello di rifare un letto. Tutto questo accade nell'arte Hwa Rang Do dove i maestri insegnano agli allievi non delle forme da compiere in sequenza ma gesti sacri, musicali che equilibrano e armonizzano. Per fare un esempio: c'è un ragazzo dell'opera Don Guanella, Romeo. Egli è compromesso in modo sostanziale nell'area cognitiva comportamentale. Egli è anche un ministrante, colui che è a servizio durante le celebrazioni eucaristiche. Al momento della consacrazione tiene in mano il campanello (un oggetto composto da un asse di metallo con attaccati 5 campanelli). Egli lo tiene in grembo come fosse un neonato e al momento opportuno agisce un movimento rapido del polso che lo fa suonare per cinque secondi. Questa è la sacralità dell'atto.
Gualtiero Montesi, autore del presente appunto e referente della ONLUS SaveTheDreams per i rapporti e le attività con il Hwa Rang Do, è il papà di uno dei nostri studenti disabili di Hwa Rang Do presso la Congregazione dei Servi della Carità, dell’Opera Don Guanella a Roma.