Relazione e Condizione
Nella quinta puntata di questi articoli tenteremo di evidenziare il motivo e la funzione che hanno le domande che ci poniamo all'atto del confronto/relazione con persone che vivono la condizione del disturbo del neurosviluppo (domande che spesso portano le persone a rifiutare il confronto con questo mondo o a considerarne l'inesistenza).
Partiamo da un esempio:
pensiamo ad una persona che non ha disfunzioni evidenti di natura fisica o psichica ma che semplicemente sia povera, ossia in una condizione economica che le impedisce di avere un tenore di vita medio alto, che le nega il soddisfacimento di alcuni piaceri/bisogni comuni come un pranzo abbondante, andare una volta al cinema, vestirsi dignitosamente, ecc.
Ipotizzando che sia amico di un'altra persona più ricca, che avesse con la prima persona una relazione di vicinanza e condivisione di almeno qualcosa, la seconda persona ovviamente cercherebbe di metterla a suo agio, di non ostentare modelli o programmare attività che potrebbero metterla in difficoltà. Questo ovviamente non solo per valori di convivenza ma perchè la relazione tra due persone ha valore a prescindere dalle condizioni di vita di esse.
Nella relazione tra le due persone ci deve essere pari dignità, rispetto delle condizioni di ciascuno e di conseguenza viene un miglioramento della qualità della vita di entrambi. Risulta chiaro che le condizioni sono diverse e quindi uno dei due ha di più materialmente, ma proprio colui che ha di più, nell'alimentare la relazione, modifica qualcosa della sua condizione. Tale modifica riconosce la dignità dell'altro come persona, a prescindere dal suo stato.
La dignità di una persona, secondo me, non è uno stato della persona ma un suo diritto, qualcosa che deve essergli riconosciuto dagli altri. La condizione di svantaggio (di qualsiasi tipo esso si tratti) vive il suo superamento innanzitutto nel concetto di dignità personale.
Quindi, tornando alla condizione di disturbo del neurosviluppo, la domanda che ci si pone quando veniamo a contatto con essa è: come mi cambierà la relazione, il rapporto interpersonale con persone così apparentemente diverse da me? L'altro, in questo caso, non ci penserà due volte a riconoscerci dignità e noi ne saremo arricchiti. L'altro migliorerà sicuramente la sua qualità della vita sentendo il nostro arricchimento interiore, ne starà sicuramente meglio. Noi ne usciremo cambiati e dovremo prepararci a questo, averne coraggio.
Il Hwa Rang Do secondo me si è preparato ad adattare tutto di sè a queste lezioni: metodi, tecniche, programmi, lasciando immutato il suo spirito. Esso riconosce pienamente la dignità dei ragazzi e si da' a prescindere. E' probabilmente questo uno dei motivi per cui i ragazzi del Don Guanella che svolgono questa attività marziale danno compimento a realizzazioni incredibili come imparare lunghe e complesse sequenze di movimenti che a volte neanche la teoria "adattiva" può spiegare.
Gualtiero Montesi, autore del presente appunto e referente della ONLUS SaveTheDreams per i rapporti e le attività con il Hwa Rang Do, è il papà di uno dei nostri studenti disabili di Hwa Rang Do presso la Congregazione dei Servi della Carità, dell’Opera Don Guanella a Roma.