Del Lutto e dell'Assenza
In questo appunto tratteremo un argomento piuttosto scomodo per tutti. L'elaborazione di un lutto è infatti un processo importante e lento nel quale è necessario gestire e rispondere a delle domande che ruotano attorno a qualcuno che viene a mancare. Tali domande, durante l'elaborazione, devono essere catalogate, decodificate e trasformate in modo che possano adattarsi positivamente alla situazione che si vive, con l'obiettivo (esplicito o implicito) che la mancanza e l'assenza divenga una sorta di nuova modalità di presenza. In questo modo può avvenire il superamento del fatto (non ovviamente senza difficoltà, problemi, dolori, ecc.).
Chi vive la condizione di disturbo dello sviluppo intellettivo, spesso non ha la possibilità di accedere cognitivamente a questi processi così complessi di elaborazione dei fatti. Di fronte ad un'esperienza luttuosa può ricorrere, quindi, al negare l'evidenza ed entrare in crisi non potendo gestire le proprie domande.
Se viene a mancare un oggetto cui si è legati affettivamente, ad esempio un piatto perchè si rompe, il processo mentale di "sostituzione" è praticamente automatico nella norma. Ossia l'esperienza ci dice che quasi per certo il piatto rotto verrà buttato e se ne comprerà un altro per necessità. La fantasia e l'elaborazione emotiva faranno il resto, ad esempio potranno ricostruire il sentimento di affetto verso un altro piatto o oggetto, oppure lasciare il piatto originale assieme al suo "sentimento" nella memoria come se fosse ancora disponibile. Nel caso del disturbo intellettivo la "sostituzione" non avviene, il piatto rimane quello anche se rotto e deve essere identificato con precisione al fine di non creare grossi scompensi.
Di qui l'importanza della partecipazione alle cerimonie legate al lutto e la necessità di osservare la fisicità del defunto. Se questi può essere osservato e toccato, la morte non è sparizione o mistero ma semplice trasformazione della persona. Il defunto è nella bara, la bara è aperta, lo si può vedere e toccare, la sua posizione è precisa, il suo stato è definito, la morte non annichilisce. Il rapporto con la persona defunta permane.
Ciò che si è compiuto in questa operazione è una sorta di chiusura del cerchio. La persona c'era e viveva in un modo, ora è morta ed esiste in un altro modo, tutto è in equilibrio. Determinare la chiusura dei cerchi della propria vita è davvero difficile per i normo-dotati in quanto richiede loro molti sforzi, mentre i nostri disabili ci insegnano che in tale chiusura è la chiave di una grande forma di stabilità esistenziale.
Gualtiero Montesi, autore del presente appunto e referente della ONLUS SaveTheDreams per i rapporti e le attività con il Hwa Rang Do, è il papà di uno dei nostri studenti disabili di Hwa Rang Do presso la Congregazione dei Servi della Carità, dell’Opera Don Guanella a Roma.